I primi accenni sull’utilizzo dell’olio di oliva risalgono a circa 6 millenni fa, quando trovava impiego per lampade ed unguenti in Medio Oriente.
Le prime fonti certe risalgono comunque ad alcuni millenni dopo, con inventari di navi del 4000 a.C., o il codice di Hammurabi (2500 a.C.), contenente una serie di regole per la produzione ed il commercio dell’olio.
Con i Greci, la coltivazione degli ulivi si diffuse nel Mediterraneo, anche grazie alla mitologia che narrava della nascita di Apollo sotto una pianta di olivo, e di suo figlio Aristeo che insegnò agli uomini ad estrarre l’olio dalle olive.
Anche nella diffusione dell’olivo presso i Romani l’aspetto mitologico ricoprì un ruolo fondamentale: secondo la leggenda, fu l’eroe Ercole a portare gli olivi dall’Africa settentrionale in Italia.
Con la crescita dell’Impero Romano, gli olivi furono importati nelle nuove colonie, poiché il valore commerciale dell’olio ricopriva un ruolo di fondamentale importanza. I Romani, inoltre, iniziarono una classificazione degli oli in 5 categorie, basate sullo stato di maturazione delle olive.
Alla caduta dell’Impero Romano, la diffusione dell’olivo ebbe un tracollo; solo durante Medioevo e Rinascimento la produzione dell’olio tornò ad essere proficua, tanto che nel 1300 iniziarono a nascere le prime idee relative all’utilizzo dell’olio come condimento, con una forte prevalenza nel sud dell’Europa, a discapito dell’utilizzo di grassi animali come nelle zone più a nord.
Nei secoli successivi, la produzione di olio e la coltivazione di ulivi ebbero una crescita inarrestabile: l’olio si diffuse in quasi tutti i continenti, grazie agli immigrati di origine italiana e greca, diventando anche uno dei prodotti simbolo del Made in Italy.